Il monumentale edificio, costruito durante gli anni Trenta del XX secolo, presenta alcune caratteristiche peculiari dell’edilizia scolastica di questo periodo. Nello stesso momento in cui nel nord Europa si sperimentavano sistemi distributivi capaci di mettere in diretta relazione interni ed esterni in un unico spazio educativo, la distribuzione interna di questa scuola, come di altre dello stesso periodo, non si discosta da quella già incontrata nelle scuole italiane o tedesche di metà Ottocento: un edificio a più piani con un corridoio centrale che permette l’accesso alle aule sui suoi lati. La presenza di un ampio cortile è indizio tuttavia della crescente attenzione alla progettazione degli spazi esterni.
Laboratorio e racconto a cura di Valerio Gioria e Sara Medici
Insegnante Procopio
Le foto scattate dai bambini della IV C con macchine fotografiche compatte Canon IXUS e stampate con stampanti Canon SELPHY:
La scuola è proprio nel cuore del quartiere di Borgo Filadelfia. L’edificio è molto grande, imponente, si capisce a prima vista che ci sarà bisogno della mappa per orientarsi al meglio: è perfino dotata di una piscina e di due palestre.
Nonostante ciò, entriamo da un cancello piuttosto piccolo, attraversiamo un breve cortile e ci ritroviamo nell’atrio: dobbiamo salire le scale, la nostra classe è al primo piano.
Una quarta elementare, entriamo e ci colpisce il silenzio, che con le nostre attività andremo a rompere: i 19 bambini vivaci e volenterosi con cui passeremo l’intera giornata non potranno rimanere in silenzio a lungo, la creatività è anche rumore.
Il mattino si articola in due momenti principali: il primo dedicato alla scoperta e riscoperta dello spazio, il secondo alla realizzazione delle fotografie con i materiali creati durante i laboratori.
Si spostano i banchi, si capisce che questo laboratorio è un po’ diverso dalle lezioni frontali. Con le attività “Alla Scoperta della Superficie” e “Il Volume che si restringe” si presentano due diverse modalità di rappresentazione della realtà, quella bidimensionale della fotografia e quella tridimensionale della realtà oggettiva.
Con queste, riusciamo ad entrare in confidenza con i bambini, pronti a muoversi e divertirsi, ma anche a riflettere su come poter ragionare sul concetto dello spazio.
Centrale è però il passaggio successivo: il ragionamento sui luoghi e gli spazi, non più astratti, ma calati nella quotidianità della realtà scolastica. Si è partiti dalla libera associazione di idee legate ai colori, agli odori, ai rumori, alle persone e ai gesti: “Di che colore è la mensa?” – “Rosa”.
Dal brainstorming collettivo sono state poi estrapolate delle idee legate all’uno o all’altro degli spazi su cui si è maggiormente concentrata la riflessione dei bambini, trasposte poi sottoforma di pensiero in una serie di nuvolette di cartone, che i bambini hanno portato con sé in giro per la scuola durante l’attività di riscoperta dello spazio.
19 pensieri sullo spazio per 19 modelli che armati di nuvolette e macchine fotografiche erano pronti a guardare con occhi nuovi gli spazi della scuola:
In classe: “Di che colore sono le urla della maestra?”
Nello stanzino vicino all’aula: “Qui si sente odore di felicità!”
In atrio: Driiiiiiin: “Sarà la campanella o il telefono delle bidelle?”
In piscina: “Splash!”
In biblioteca: “Come fa il rumore del silenzio?”
Ma come fare una buona fotografia? E’ quindi ora di spiegare che non si andranno a fare delle foto a caso, che la fotografia richiede delle regole ben precise per poter realizzare dei progetti collettivi. Ecco le regole del gioco:
1. Rivestire sia il ruolo di fotografo che di soggetto/modello della fotografia.
2. Fotografare gli stessi luoghi citati nelle nuvolette.
3. Raccontare qualcosa della propria scuola tanto nella scelta dei soggetti quanto delle modalità di rappresentazione.
4. Selezionare solo un certo numero di fotografie.
Finalmente, si parte!. Armati di pensiero(le nuvolette) e di macchina fotografica ci si avventura in giro per la scuola alla riscoperta degli spazi e delle sensazioni a questi collegati. Ma sappiamo come è fatta questa scuola? Sappiamo come muoverci all’interno dell’edificio? Prontamente l’insegnante ci suggerisce un percorso da seguire, in modo che nessun luogo si perda. Saliamo e scendiamo le scale, entriamo in luoghi nuovi ed usciamo all’esterno.
All’interno della biblioteca, un bambino si posiziona con la sua nuvoletta “Come fa il rumore del silenzio?”accanto ad uno strumento musicale (una tastiera elettrica), sottolineando la contrapposizione tra suono e silenzio e ragionando sulle funzioni di uno spazio.
Dopo pranzo, la classe ha modo di scegliere 19 foto da mandare in stampa, per poter allestire una piccola mostra in classe: ecco ciò che rimarrà loro, un ricordo tangibile dell’esperienza.