L’affiancamento di due edifici, uno costruito negli anni Venti e uno risalente alla seconda metà del Novecento, costituisce la particolarità di questa scuola di campagna, oggi ospitata nel fabbricato più recente. Situata a pochi chilometri da Pinerolo, alle pendici delle Prealpi e dotata di spazi esterni che, comuni ai due edifici, recepiscono le indicazioni delle norme per l’edilizia scolastica del 1956, il complesso rivela quel rapporto privilegiato con il contesto già incontrata in altre scuole della provincia. Un rapporto che, più che realizzarsi attravero l’architettura degli edifici, è ricondotto ad un’universo di pratiche difficilmente operabili in città.
Insegnante Marcella Colle
Le foto scattate dai bambini con macchine fotografiche compatte Canon IXUS e stampate con stampanti Canon SELPHY:
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Pinerolo e le valli alpine sono ancora sullo sfondo, ma le vette innevate sono molto vicine; l’aria di montagna sembra incanalarsi dalla Val Chisone per scendere verso l’inizio della pianura. Riva è una frazione di Pinerolo di poco più di mille abitanti, in bilico tra la cittadina, l’aperta campagna e le Prealpi occidentali: un equilibrio dinamico, pronto a bilanciarsi in una qualsiasi di queste direzioni.
Il calore della scuola ci accoglie, un edificio che ospita al piano terra le Materne, mentre per arrivare alle Primarie dobbiamo salire di un piano. Arriviamo in una classe Seconda, i più piccoli partecipanti al nostro progetto: sono solo in 11, ma sono tutti molto attenti e pronti ad esercitare la loro fantasia. Assieme alla maestra iniziamo subito a conoscere i nostri bambini, già abituati a mettersi in gioco nei diversi laboratori affrontati in precedenza: testimonianza ne è la classe, letteralmente tappezzata da disegni, cartelloni e piccoli oggetti che recano l’impronta delle loro giovani menti creatrici.
Che cos’è un inquadratore? A che cosa serve? E perché ci servirà oggi? Ognuno ha la sua risposta, tutti pronti a confrontarsi. Si arriva alla soluzione di costruirne uno a testa, con un semplice foglio di carta arrotolato: ne escono di diversi tipi, qualcuno più grande, qualcuno più piccolo, qualcuno a forma di cono. Ci si guarda attorno, si descrive ciò che si vede. E poi la prova con il disegno: fermi, immobili, ad osservare attraverso gli inquadratori ciò che si era scelto di rappresentare.
E la scuola? È un laboratorio sullo spazio scolastico; su come si può rappresentare lo spazio scolastico, visto con gli occhi dei bambini. E allora occorre capire come è strutturata una scuola, quali sono gli spazi di quest’edificio, magari anche nuovi per i giovani esploratori. Si cerca però di indagarli prima con la fantasia, attraverso la lente anche deformante delle sensazioni, dei ricordi, degli odori e dei rumori: da qui alla creazione dei fumetti veri e propri il passo è abbastanza breve.
In aula informatica: “Click… Vrrr… Clk, clk… Quanti rumori!”
In cucina: “Evviva! Oggi c’è la minestra!”
In bagno: “Che odore di viola ha questo bagno!”
In cortile: “Ma quanti colori ci sono in cortile!”
Occorre capire a questo punto come funziona una macchina fotografica digitale; e come fare le fotografie. Tutti fotografi, naturalmente, provando a fare fotografie più ravvicinate o più lontane, più in dettaglio o più panoramiche.
E tutti modelli, a turno, in ciascun luogo della scuola. Ma come si fa il modello? Non bisogna muoversi, è vero, ma si deve mimare un’azione collegata al fumetto. Ci si chiede “Perché c’è profumo di lasagne?” in palestra, ma ci si chiede anche “Quando posso avere una caramella?” in aula: la scuola è piccola, ma bastano pochi passi per cambiare completamente la prospettiva. Si esce anche dall’edificio, si va in cortile: si guarda attraverso l’obiettivo fotografico la scuola nuova, ma anche quella vecchia, dismessa da più di quarant’anni.
Dopo la pausa mensa, ci si ritrova in aula tutti quanti. Il videoproiettore è acceso, Sara conduce il “Quiz del Cortile”, mentre Valerio inizia a stampare alcune fotografie, una a testa, così tutti i bambini hanno a disposizione un proprio ritratto scattato dagli altri giovani fotografi.
Alla fine, si è scelto di allestire una piccola mostra nel corridoio della scuola, su una parete liberata appositamente dalla maestra Marcella, a cui va il nostro ringraziamento per la sua attiva partecipazione. I bambini sono stati molto attenti, tutti pronti ad intervenire per descrivere le immagini con le parole della nuova lingua che hanno imparato: la lingua, appunto, delle immagini.