Costruito nel 1913 ai limiti di quella che era la cinta daziaria di Torino, la grande mole di questo edificio doveva sembrare una cattedrale nel deserto al tempo della sua realizzazione. Una lunga manica accoglie le classi mentre corpi di fabbrica ad essa perpendicolari definiscono due corti aperte verso la strada. La composizione simmetrica e la divisione degli spazi esterni e interni permetteva di accogliere nello stesso edificio le scuole maschili e quelle femminili, dedicando a ciascuna sezione spazi analoghi.
Laboratorio e racconto a cura di Ivan Catalano e Annalisa Pellino
Insegnante Cecilia Ferreri
Le foto scattate dai bambini della IV A con macchine fotografiche compatte Canon IXUS e stampate con stampanti Canon SELPHY:
Annalisa: Siamo davanti alla scuola Muratori e ho la sensazione di trovarmi davanti ad uno spazio interno in qualche modo segreto, celato dall’esterno, come una sorta di fazzoletto piegato. La curiosità è tanta e in effetti “la signora Muratori” stupisce non solo per lo stile liberty della facciata e di tutta una serie di dettagli, ma anche per l’atmosfera accogliente. Qua e là ci s’imbatte in cattedre e poltrone come quelle di una volta, in foto in bianco e nero dell’edificio, ovviamente in una profusione di disegni e lavori di gruppo, ma soprattutto in tutta una serie di curatissime piante da interno.
MARCO e RAFFAELE
RAFFAELE e SIMONE
Ivan: La prima cosa che penso prima di entrare è “Ma guarda che piccola! Nonostante abiti a Torino da diversi anni non l’avevo mai notata!”. Non faccio intempo a formulare questo pensiero che, dopo aver percorso la scuola fino ad arrivare nell’aula, mi rendo conto che l’edificio nasconde una spazialità ben più ampia di quella da me percepita dall’esterno. Messa lì in quel punto della città, con quella restituzione a pettine dell’intero isolato, conseguenza di altri edifici addossati, resta un po’ inosservata.
SIMONE e DILETTA
Annalisa: Si questo quartiere è molto particolare, borgo Vanchiglietta … sai che una volta veniva chiamato anche “Borgh dël fum” per le sue numerose fabbriche e alte ciminiere?
La cosa più strana invece è che ogni piano sembra avere una vita a sé. L’ultimo, che scopriamo essere la sede la scuola media Rosselli, è praticamente off-limits! I bambini provano a mostrarcelo durante un primo giro conoscitivo, ma la maestra ci rincorre e siamo costretti a fare dietrofront!
“Di qui non si può andare!” ci dice. “Questa non è la nostra scuola” (la scuola media C. Rosselli) esclama qualcuno… Allora scendiamo giù al primo piano, dove invece “ci sono i piccoli” (la Scuola dell’Infanzia G. Rodari)… e in effetti il volume è decisamente diverso.
REBECCA e MARCO
Altro spazio off-limits è la stanza della signora Rina, lucidato a specchio! Ma almeno questo possiamo fotografarlo restando sulla soglia.
Ivan: Dopo un’incursione in palestra, una scorribanda in giardino e una sbirciatina in mensa, di nuovo su e giù per le scale che “sono le stesse di 100 anni fa”, imbocchiamo ancora il lungo corridoio che mi ricorda invece la scuola elementare che frequentavo da bambino a Enna.
GIUSEPPE
REBECCA
Penso “che cosa simpatica che l’ufficio del preside si trovi così in mezzo alle classi!” e infatti Gianluca non resiste e si porta a casa il suo “scatto-trofeo” orgoglioso di essere riuscito ad “osare tanto” in questa sua nuova avventura.
SIMONE e GIANLUCA
Annalisa: Il 7 dicembre la scuola festeggia il suo centenario, in occasione del quale sarà allestita una piccola mostra con le foto scattate dai bambini durante il laboratorio. La cosa ci carica di aspettative… “Mi piacerebbe fotografare ogni singolo spazio e centimetro della scuola” (Diletta)
Il secondo giorno dedicato agli scatti è davvero inteso… ma del resto, come ci ricorda Mahmud “la fotografia è una cosa molto impegnativa”, benchè interessante tanto quanto la “differenza tra fotografia e pittura” (Rebecca).
Ivan: L’antica divisione in classi maschili e femminili con ingressi separati, ancora oggi visibile, colpisce l’attenzione degli alunni della IV A, impegnati nel difficile compito di raccontare per immagini la scuola Muratori a chi non la conosce ancora.
RICCARDO e SOLE
Annalisa: Del resto mentre riguardiamo insieme le foto fatte dai bambini ci rendiamo conto che il gioco di perlustrazione dello spazio, l’esercizio dello sguardo e dell’inquadratura, così come i momenti di confronto e la riflessione, siano stati effettivamente utili alla partecipazione attiva di tutti.
“Io mi sono divertito moltissimo anche se ho fatto le foto per finta” (Gabriele)