Se questa piccola scuola, costruita negli anni Settanta, non presenta particolarità nella distribuzione degli spazi interni, al contrario di molte altre scuole realizzate nello stesso periodo in aree urbane, la sua collocazione in ambiente montano rende gli spazi che la compongono interessanti rispetto alla percezione del territorio circostante e alla possibilità di contatto con la natura che può essere in molti caso campo privilegiato dell’azione educativa.
Laboratorio e racconto di Ivan Catalano e Annalisa Pellino
Insegnante Paola Moschetto
Le foto scattate dai bambini della pluriclasse III, IV e V con macchine fotografiche compatte Canon IXUS e stampate con stampanti Canon SELPHY:
Annalisa: Oggi si va a Perrero. Meglio mettere gli stivali pesanti. Chissà che freddo lassù!
Ivan: Che fortuna che sia una bella giornata! Poi con tutta questa luce riflessa dalla neve le cose ci appaiono in modo diverso dal solito…
Dopo aver chiesto più volte indicazioni, su per una stradina che si inerpica “a destra davanti al Municipio” (ci dicono) finalmente troviamo la scuola! Ma ci tocca salire ancora… e di lì è un continuo sali-scendi per tutta la giornata.
Ivan: Un continuo cambio di “quota”.
La scuola infatti, a differenza delle altre in cui siamo stati non ha corridoi ma si sviluppa su 3 piani. Il primo giro di perlustrazione ci basta appena per orientarci in questo mini-labirinto verticale fatto di gradini.
Lorenzo
Ivan: Ma hai notato il passaggio dalla palestra alla mensa? È così informale! Mi ha colpito molto questa cosa!
Annalisa: Si in effetti più che una mensa sembra una cucina con tanti tavoli. A pensarci bene l’impressione è che si tratti proprio del classico esempio di scuola-casa. È tutto così accogliente e curato nei minimi dettagli, con i nomi su ogni cosa e c’è anche la macchina per fare il pane!
Matteo Aleksander
Ivan: In cucina, cioè in mensa c’è anche il boiler! E poi hai visto che bello il portico all’ingresso?
Le maestre: Si, perché noi la coccoliamo la nostra scuola! È stata ristrutturata da poco.
Annalisa: Si! Si “vede” che c’è questo forte sentimento d’affezione al luogo e al territorio in generale.
Ivan: È tutto così familiare e personale. E’ la prima volta che sento che le maestre vengono chiamate per nome dai bambini!
Conosciamo i bambini. La magia del nastro di Moebius gli è piaciuta. Un giro di nomi ed è subito merenda! Pane alle noci fatto dai bambini e nutella per tutti e si riparte. Ora viene il bello!
Annalisa:
- Ma perché siam venuti fin quassù secondo voi?
- Per fare un corso di fotografia.
- Si, ma per fotografare cosa?
Mmm… sono un po’ perplessi…
- Siamo venuti qui perché siamo curiosi di sapere come è la vostra scuola e abbiamo bisogno del vostro aiuto per scoprirlo. Oggi abbiamo una missione da compiere insieme: raccontare con le immagini lo spazio della scuola a chi non lo conosce. Ma di cosa è fatto lo spazio secondo voi?
- Cristina: Dei pianeti!
- Certo! Ma proviamo a diventare un po’ più piccoli… ci sono i pianeti, poi la Terra, poi i continenti e gli oceani, l’Italia, il Piemonte, Perrero e poi c’è la vostra scuola!
- Di cos’è fatto lo spazio della scuola?
- Dei cartelloni! – I banchi! – Il Presepe!
- Si ma se non ci fosse tutto questo? Se vi dico le parole ‘edificio’, ‘struttura’… a cosa pensate?
- mmm…
- Cosa c’è intorno a noi?
- I muri! Le pareti! Le finestre!
- Bravissimi! E quelli dove si incontrano le pareti?
- Gli angoli!
- E come si chiama lo spazio tra una cosa e l’altra?
- mmm… Distanza!
- E come può essere una distanza? Vicina o lontana?
- Tutt’e due!
Ivan:
- Avete portato delle foto da casa? Perchè avete scelto queste foto? Che cosa rappresentano per voi?
- La mia prima comunione. – Il giorno del mio compleanno.
- Ma perché sono importanti queste cose?
- Perché sono un evento trascorso della nostra vita – Raccontano un momento particolare – Sono un ricordo di noi.
- Ma tutte queste parole: ricordo, evento, momento istante… che cosa indicano?
- Il tempo
- Ma un tempo breve o un tempo lungo?
- Un tempo breve.
- Ecco la fotografia è fatta di un tempo breve e di un tempo lungo. Quello breve è questo (Ivan scatta una foto) mentre quello lungo è quello del pensiero perché prima di fare una foto abbiamo bisogno di pensare e di scegliere con attenzione cosa fotografare, di conoscere bene il nostro obiettivo e di decidere quale è la posizione migliore per farlo.
Annalisa
- Dobbiamo farci due domande: ‘che cosa’ e ‘come’.
Cosa vogliamo raccontare della scuola a chi non la conosce e perché: è un posto importante? È successo qualcosa? Cosa rappresenta per me?
E poi… come lo fotografo? In orizzontale o in verticale? Da vicino o da lontano? Prendo l’angolo o la parete?
Ok si parte! A questo punto i bambini vogliono assolutamente portarci all’albero di Biribò. Imbocchiamo un sentiero subito dietro la scuola, lungo un ruscelletto dove pare che ogni tanto arrivino gli stambecchi per abbeverarsi.
Annalisa: Ecco è la fine! Ora andiamo nel bosco e li perdiamo tutti!
Ma per fortuna che sono solo 9: una pluriclasse con bambini di terza, quarta e quinta!
Cristina (la più piccina): Biribòòò ci sei? Stai dormendo?
Nicole: E qui invece abbiamo seppellito Jack e Angelica, due uccellini. Jack si chiamava così come il pirata dei Caraibi, perché aveva una macchia nera sull’occhio!
E intanto gli altri …
Bambini aspettate! Prima di scattare ricordatevi di contare fino a 3! Contate 1,2,3 e poi click!